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Ciclo di culture politiche. Cosa resta dell’Occidente?

Stati Uniti: la sfida di Trump e la crisi dei democratici americani

Incontro 14 marzo 2025, interventi di Mario Del Pero (Università di Parigi-Science Po), Massimiliano Demata e Marco Mariano (Università degli Studi di Torino).

di Sergio Scamuzzi

 

La presidenza Trump inizia con 89 ‘atti esecutivi’ dirompenti per numero e radicalità dei contenuti rispetto a ogni presidenza passata. Sono un tipo di provvedimento che non richiede approvazione del Parlamento, già usato (ma assai meno) nel recente passato per evitare il blocco in parlamento causato dall’estrema polarizzazione politica. Alcuni di questi atti sono stati respinti dai tribunali, ma sono implementati ugualmente dalla Presidenza, il che suscita preoccupazioni sulla tenuta del sistema costituzionale dei checks and balances e sul rischio del passaggio verso un vero e proprio regime autoritario.

In politica estera la presidenza Trump sembra riprendere la visione di un’espansione territoriale degli Stati Uniti che risale all’epoca di Theodore Roosevelt. Scelte strategiche sono: a) considerare solo la Cina come principale nemico e competitor economico degli Usa e agire di conseguenza con misure di deglobalizzazione; b) vedere nell’Europa un antagonista, a causa sia della sua apertura a scambi con la Cina, sia per la sua efficace politica antitrust e di normazione della rete (con la possibilità concreta che altri Stati nel mondo la imitino), osteggiata dalle multinazionali tecnologiche, che appoggiano Trump perché preferiscono operare in assenza di regole. Il metodo privilegiato da Washington è oggi l’accordo bilaterale, che scardina il multilateralismo e le organizzazioni internazionali. Un problema è poi costituito dall’erraticità delle opinioni di Trump.

La reazione dei Democratici alla sconfitta è apparsa finora flebile. Molte personalità si sono pronunciate (Kamala Harris, Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez tra le altre), ma non essendo avvenute le elezioni primarie per ora non c’è un leader riconosciuto per l’opposizione, in un paese estremamente polarizzato. Il mancato (per pochi voti) impeachment di Trump nel 2021, malgrado l’assalto a Capitol Hill, è stato peraltro un indubbio fallimento per la democrazia americana. Altra debolezza dei democratici è la coesistenza irrisolta nel partito di visioni più moderate e liberal con altre più di sinistra. Nel frattempo, la polarizzazione della opinione pubblica è scientemente alimentata dalla comunicazione politica sui social media, di per sé polarizzante e semplificatrice, oltre che propensa al discorso d’odio. In questo quadro si colloca anche il linguaggio pubblico di Trump, estremamente semplice (per questo efficace) e dalla narrazione complottista. Importante ricordare, però, che i Democratici continuano ad avere la maggioranza in buona parte dei parlamenti degli Stati dell’Unione e che hanno perso comunque per un margine modesto di voti: il paese è pur sempre diviso a metà. L’indice di  fiducia nel futuro  dei consumatori e quello di popolarità di Trump sono più bassi di quelli per altri presidenti passati. La riforma di Obama, che ha contribuito a diffondere enormemente l’assistenza sanitaria, riscuote un consenso trasversale, e ridurla coi tagli di bilancio annunciati potrebbe erodere il consenso dei Repubblicani, i cui parlamentari  già ora incontrano  difficoltà nei loro collegi. Tali fattori, nel loro insieme, potrebbero diventare leva per un recupero democratico nelle elezioni di midterm.

Gli elettori di Trump sono bianchi, hanno redditi medi, sono in buona parte di scarsa istruzione e spesso risiedono in aree depresse. Ci sono però anche giovani (talvolta istruiti), latinos e (sia pure in misura molto minore) neri, ai quali il mercato offre solo lavori poveri. Sono caratteristiche opposte a quelle degli elettori democratici, più istruiti, occupati, urbanizzati. Le issue mobilitanti il consenso repubblicano sono state prevalentemente l’immigrazione percepita come minaccia e i problemi economici. L’attenzione democratica a temi come aborto e questioni LGBTQ+ è stata utilizzata dalla destra per costruire l’immagine del nemico. I democratici hanno perciò davanti a sé importanti questioni sociali e culturali da trattare, in un paese di elevate disuguaglianze sociali, che l’inflazione aggrava ulteriormente.

 

Bibliografia essenziale:

Mario Del Pero, Era Obama: dalla speranza del cambiamento all’elezione di Trump, Milano: Feltrinelli, 2017

Massimiliano Demata, Discourses of borders and the Nation in the USA: A discourse-historical analysis, London: Routledge, 2023

Marco Mariano , Tropici americani : l’impero degli Stati Uniti in America Latina nel Novecento , Torino : Einaudi, 2024

Giovanni Borgognone, America bianca. La destra reazionaria dal Ku Klux Klan a Trump, Roma, Carocci, 2022

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