Un fondo di sviluppo del no-profit culturale per il post-Covid
Lettera aperta alle Fondazioni bancarie e alla filantropia torinesi
L’emergenza Coronavirus ha cambiato e cambierà le modalità di produrre cultura, di fare ricerca e di diffonderle.
Anche dopo la fine del Lockdown, in qualunque momento esso avverrà, non sarà certamente possibile riprendere lo svolgimento di eventi e iniziative, che per molti soggetti produttori di cultura sono anche i momenti principali della diffusione di contenuti al pubblico.
La produzione e l’elaborazione culturale è anche sinonimo di libertà di pensiero, di democrazia, di interazione col pubblico e di apertura a nuovi pubblici, di inclusione e, in ultima istanza, di cittadinanza.
Citando Antonio Gramsci, potremmo dire che “La supremazia di una classe sociale si manifesta in due modi: come ‘dominio’ e come ‘direzione intellettuale e morale’”. Mentre il dominio indica gli strumenti coercitivi, come il potere esecutivo e gli organi di polizia, la direzione intellettuale e morale si esercita con strumenti come la scuola, la religione e i mezzi di comunicazione di massa per influenzare la visione del mondo delle masse popolari. Gramsci intende per “direzione intellettuale” lo stabilire cosa è vero e cosa è falso, e per “direzione morale” definire cosa è giusto e cosa sbagliato. Il pluralismo culturale garantisce, quindi, dibattito e trasparenza.
Insomma, in ultima istanza, produrre e diffondere cultura significa costruire democrazia.
Per queste ragioni riteniamo fondamentale instaurare fin d’ora un dibattito su nuove metodologie di produzione e scambio culturale, affinché tutti gli operatori, associazioni, comitati, fondazioni, enti piccoli e grandi, singoli, possano tornare a esprimersi, confrontarsi e coordinarsi su obiettivi comuni che generino impatti sulla crescita civile della società.
Il patrimonio in possesso degli enti del Polo del 900 è bene comune; è anche potenzialmente produttivo di contenuti educational per le scuole, per altri enti, a complemento di politiche di istruzione e formazione tanto necessarie in questo momento, da costruirsi in una relazione stretta con le scuole (per i progetti didattici) e con l’università.
Per enti quali la Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, e più in generale per quelli del Polo del 900, dotati di preziosi patrimoni archivistici e bibliografici e con un fitto calendario di elaborazione per il 2020 e 2021, è necessario sostenere un importante programma di innovazione tecnologica, a sostegno di quella culturale, ed è necessario che questo programma sia sorretto economicamente.
Ma è necessario investire, oltre che sostenere. E occorre che tali misure siano appannaggio di tutte le realtà culturali, dentro e fuori il Polo del 900.
Sostenere, significa non far mancare le risorse per l’emergenza, la cassa integrazione, la pubblicazione di bandi, gli sgravi fiscali, e tutto quanto permetterà la –pur mera- sopravvivenza.
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