Skip to main content

Partecipare a un gruppo di lettura è un modo coinvolgente per approfondire la lettura e connettersi con altre persone. È così che ho deciso di partecipare ai tre incontri che ruotavano intorno al GdL dedicato al libro di Igiaba Scego Cassandra a Mogadiscio, (Bompiani, 2023) condotto dalla scrittrice Espérance Hakuzwimana che culmineranno in un incontro con l’autrice al Polo del ‘900.

Ho sentito raccontare le esperienze personali di vita intorno ai temi della famiglia, delle questioni di genere, memoria, colonialismo e appartenenza. Entrare dentro i racconti di chi ha ascoltato i nonni parlare di Madamato, ovvero chi aveva una relazione con donne delle colonie, trattate come serve domestiche e schiave sessuali pur continuando ad avere una famiglia in Italia che tutte le domeniche andava a messa.

E ancora ci siamo cimentati nella scrittura intorno ai temi della grande Storia che incontra la piccola storia delle nostre famiglie, magari racconti di guerra e resistenza oppure dei nonni o genitori ai margini della rivoluzione culturale del Sessantotto.

Ma il tema centrale dei nostri incontri è andato al cuore di questo libro, al Jirro, una parola sconosciuta a noi occidentali, che abbraccia tutto il racconto dell’autrice che scrive alla nipote lontana una lunghissima lettera per trasmetterle un po’ della sua vita “spezzata”, per renderla partecipe della storia della loro famiglia e di quella del popolo somalo:

«Jirro in somalo significa “malattia”, letteralmente è così […] Ma Jirro per noi è una parola più vasta. Parla delle nostre ferite, del nostro dolore, del nostro stress postraumatico, post guerra. Jirro è il nostro cuore spezzato. La nostra vita in equilibrio precario tra l’inferno e il presente». (p. 17)

 

Scopri la bibliografia collettiva qui

© 2023 Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci Onlus | CF 80100170010 | Privacy e Cookie Policy