Ciclo di culture politiche. Cosa resta dell’Occidente?
Russia: guerra e pace nell’epoca di Putin
Incontro 3 aprile 2025, intervento di Alberto Masoero, Università degli Studi di Torino
di Sergio Scamuzzi
Ricostruire il pensiero e la mentalità della élite militare, politica ed economica della Russia di Putin è utile per comprendere motivazioni e condotta di questo paese nelle relazioni internazionali. Si tratta di una élite coesa, con osmosi e scambi interni di persone nei ruoli, consolidata nel tempo dopo la fine dell’Unione Sovietica.
Diversi intellettuali concorrono a formare questo pensiero, alcuni anche di modesta levatura. Il più noto all’estero, Dugin, è soltanto uno di loro e non il più influente. Le attuali idee di questa élite risultano da una radicalizzazione avvenuta in seguito di sfide manifestatesi tra il 2012 e il 2015 (in una fase connotata a livello internazionale dalle primavere arabe e a livello interno dall’emergere del dissenso).
Le idee di base sono: a) che la fine dell’Unione sovietica viene attribuita al successo di strategie “indirette”, cioè non di guerra guerreggiata con le armi, dei paesi occidentali, considerati artefici di varie “cospirazioni” volte ad affermare la loro ideologia e premiare personalità che la promuovevano in Urss, come Gorbaciov con la Perestroika; b) che la Russia sia e debba essere il nucleo dominante che aggrega e confedera le repubbliche sovietiche, la cui disintegrazione fu conseguenza della fine dell’Urss; c) che la sua storia precomunista sia depositaria dei valori fondanti la società, valori promossi dall’alto dallo Stato e dalla Chiesa ortodossa, organizzando anche movimenti giovanili.
Di qui discende anche un messianesimo caratteristico di Putin: i martiri russi vanno in Paradiso, i nemici all’inferno, i nemici sono generalmente paragonati ai nazisti che invasero la Russia nella Seconda guerra mondiale e furono respinti. I confini della Russia, mai violati nella storia, sono considerati sacri. Le strategie attuali contro l’Occidente debbono essere le medesime rispetto a quelle che si pensa siano state adoperate dall’Occidente contro la Russia: una guerra senza limiti, anzitutto indiretta, condotta coi mezzi più svariati: hackeraggio informativo, finanziamento di forze politiche e leader stranieri amici, diffusione della disinformazione e della visione del mondo russa.
In sintesi, l’obiettivo è di “plasmare il pensiero” dei paesi più influenzabili. Questa impostazione si riflette anche nelle strategie di guerra armata vera e propria attuate verso i paesi confinanti della Russia (Cecenia, Moldavia, Georgia, Bielorussia, e oggi Ucraina): la finalità ultima non è tanto l’occupazione di territori per allargare in modo permanente i confini russi, salvo quelli storici (come la Crimea), ma la realizzazione di stati ‘dipendenti’, smilitarizzati e ‘plasmati’ ai confini della Russia.
Bibliografia
– ll pensiero sociale russo: modelli stranieri e contesto nazionale, a cura di Alberto Masoero e Antonello Venturi, Milano, Franco Angeli, 2000;
– Dimitri Minic, Pensée et culture stratégiques russes: Du contournement de la lutte armée à la guerre en Ukraine, Paris, Maison des Sciences de l’Homme, 2023;
– Lorenzo Gianotti e Nicola Lombardozzi, Un secolo di Russia. 1917-2017. Dalla rivoluzione bolscevica a Vladimir Putin, Roma, Editori Riuniti University Press, 2017.
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